Ambientalismo naturale e artificiale: come navigare in acque salmastre

Federico Gobbo
4 min readJun 9, 2020

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Recensione de: Floridi, Luciano. 2020. Il verde e il blu: Idee ingenue per migliorare la politica. Milano: Raffaello Cortina.

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Siamo costantemente sia offline (esseri biologici, analogici) che online (connessi alla rete, digitale). Non ha più senso chiedere se siamo online, siamo sempre onlife, come mangrovie, che vivono in acque salmastre, dove l’acqua è dolce e salata insieme. Da questo punto di partenza, Floridi pone la domanda: in che società vogliamo vivere? Il liberalismo è il fondamento — da difendere — delle società moderne ma su quello dobbiamo costruire qualcosa di nuovo, che non può essere ricondotto alla filosofia politica di pensatori pre-digitali. Viviamo uno scollamento tra presenza fisica e attenzione (sono ad Amsterdam, e leggo online un giornale italiano), tra comportamento e intelligenza. Tale scollamento richiede una filosofia di tipo nuovo.

Da un punto di vista metodologico, dobbiamo abbandonare una filosofia delle cose, che si basa sulla teoria ingenua degli insiemi, per passare a una filosofia delle relazioni, basata invece sulla teoria delle categorie, tutt’altro che ingenua.

Questo significa guardare la rete a partire dalle frecce, non dei nodi. Per esempio, invece di parlare di diritti e doveri di studenti e docenti nella didattica a distanza, ha più senso parlare di modalità della didattica a distanza viste dalla prospettiva di studenti e docenti (e magari anche di genitori, per quanto riguarda la scuola).

Floridi applica questo metodo alla filosofia politica provando a immaginare sviluppi ideali ma realistici della società di oggi e di domani. Non è importante scrivere un contratto sociale nuovo (che ha al centro i nodi) ma piuttosto una sorta di trust fiduciario sociale. Le relazioni tra agenti (umani e non) ma anche tra pazienti (chi riceve il risultato dell’azione degli agenti) vanno stabilite e stabilizzate sulla fiducia tra le parti, che non sono solo gli esseri umani ma anche le altre specie biologiche e l’ecosistema di questo ambiente artificiale in cui volenti o nolenti ci muoviamo. Le istituzioni si fanno garanti di tali relazioni fiduciarie.

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Il merito di questo lavoro di Floridi è l’introduzione di un punto di vista non-antropocentrico che va verso un ambientalismo nuovo, naturale e artificiale insieme. Da tale punto di vista, possiamo rivedere i problemi a tutti i livelli, dal quotidiano al nazionale (in particolare, italiano) fino al planetario. Tutto bene, dunque? Sì, ma c’è un ma, anzi, tre: il volume presenta a mio modo di vedere tre criticità che Floridi dovrà affrontare negli sviluppi ulteriori del suo pensiero.

Primo, c’è un ottimismo un po’ ingenuo delle magnifiche sorti e progressive nell’ambiente artificiale che stiamo creando. Non tutti i tosaerba sono ‘intelligenti’ come le lavastoviglie: mentre i piatti puliti dalla macchina non vanno rilavati, quante volte il tosaerba ‘intelligente’ si impantana nel fango perché qualche oscuro programmatore ha deciso a priori che in ogni caso dopo quattro ore smetterà di piovere? Quanto dobbiamo adattare il giardino al robot tosaerba, per esempio mettendo il filo perimetrale? Non abbiamo cambiato la forma dei piatti perché entrino nella lavastoviglie, mentre spesso la cosiddetta intelligenza artificiale finisce per configurare i nostri spazi fisici a sua immagine e somiglianza. Il rischio è di diventare noi gli schiavi delle macchine: quanti posti di lavoro di basso livello solo per inserire i dadi di addestramento dei software di apprendimento cosiddetto automatico, spesso relegati a Paesi in via di sviluppo?

Secondo, il libro è più blu che verde, nel senso che si occupa molto di più di ambientalismo artificiale che naturale: manca un’integrazione con il pensiero ambientalista classico, pure non antropocentrico. In fondo, sulla biomassa totale del pianeta azzurro su cui ci troviamo a vivere, gli esseri umani rappresentano una percentuale risibile, e con loro tutti il regno animale. In ultimo, ma non per ultimo, l’elenco delle 100 tesi riassuntive — una in più di Martin Lutero — in chiusura del saggio rischia di farci tornare indietro a una filosofia delle 100 cose da fare, tornando fatalmente a una teoria ingenua degli insiemi.

Nonostante queste criticità, le attualissime domande di Floridi riescono ad accompagnare il lettore, anche non specialista, a guardare e soprattutto ad ascoltare le richieste pressanti che il mondo che viviamo e che esigono risposte efficaci e globali. Di questo gli siamo molto grati.

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Written by Federico Gobbo

Homo sum. Adpositional Argumentation. BaGuaZhang. Lebenskünstler. Eŭropano Italiano Amsterdammer. Ubi bene, ibi patria.

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